Le motorizzazioni disponibili erano quattro. Due di esse difficilmente apparivano indicate per un veicolo di questa stazza. I due sei cilindri in linea da 250ci e 292ci promettevano potenze discutibili: 155hp e 170hp. Veramente poca roba per muovere un bestione del genere. Faccio notare che il sei cilindri da 250ci era una versione aggiornata del precedente. Tra i maggiori cambiamenti segnalo l’introduzione dei sette supporti di banco in luogo dei quattro precedenti.
Probabilmente, però, i progettisti capirono subito il problema, tanto che misero in campo anche un insolito 307ci V8 da 200hp e un 350ci V8 da 300hp. E’ quasi inutile sottolineare che quest’ultimo si rivelò l’unità più adatta allo scopo. Il 307ci fu ottenuto con una combinazione molto particolare. Partendo dal noto 283ci, i tecnici utilizzarono la corsa del 327ci giungendo al V8 da 307ci. Naturalmente il 350ci era l’unità più famosa perché, come molti sapranno, si tratta di una delle versioni dello small-block utilizzata su molti altri veicoli della casa. Malgrado ciò, i quattro motori erano tutte unità molto affidabili. A prescindere quindi dai livelli di potenza e coppia disponibili, ogni motore scelto era, sotto il punto di vista dell’affidabilità e della resistenza, una certezza.
Anche sulle trasmissioni la questione non fu poi così scontata. Di base, Chevrolet rese disponibile un cambio manuale a tre marce, uno a quattro rapporti sempre manuale (l’SM465) e l’ormai leggendario TH350 TurboHydramatic a tre rapporti. Per chi è alle prese con un Blazer di queste annate ecco due consigli: se volete puntare su una trasmissione manuale scegliete un veicolo con la Saginaw SM465, è l’unica manuale montata su tutti i motori. Per avere la certezza di guidare un mezzo robusto e affidabile anche in fuoristrada la scelta giusta è la storica TH350 TurboHydramatic. Rimanendo sempre nell’ambito delle trasmissioni, e in particolare di quella manuale a tre marce, è interessante notare una particolarità dell’epoca per i veicoli prodotti da General Motors. Di queste trasmissioni a tre rapporti, infatti, ce ne furono ben cinque versioni, offerte da costruttori come Saginaw e Muncie. Le versioni 4×4 erano poi dotate di due tipi di transfer-case: la Dana 20 per i modelli equipaggiati solo con cambio manuale, la NP 205 (dove NP sta per New Process) per i modelli con cambio automatico ed altri con cambio manuale. Si faccia attenzione, come ho anticipato nell’articolo precedente, che l’introduzione della versione a due ruote motrici risale al 1970. I modelli 4×4 furono equipaggiati con un avantreno dotato di differenziale Dana 44, universalmente considerato uno dei più affidabili in assoluto. Al retrotreno non vi era invece differenza tra versione a due ruote motrici e a quattro ruote motrici e il ponte era la variante 12-bolt (per chi non lo sapesse, le scatole dei differenziali americani spesso vengono identificate dal numero dei bulloni che servono a chiudere la calotta). Il 12-bolt, a quanto è risaputo, è forse il gruppo differenziale più robusto che GM abbia mai costruito in serie.
Da ultimo arrivato a primo della classe
Dopo l’affermazione del K5 Blazer i restanti costruttori americani non tardarono a proporre versioni praticamente identiche al Blazer. Tra tutte, però, credo che i due casi più clamorosi siano il Dodge Ramcharger del 1973 e il Ford Bronco del 1977. Quest’ultimo in particolare seguì la via di Chevrolet mutuando il telaio del SUV da quello utilizzato per i pickup della serie F-100.
Archivio immagini: GM, www.rrclassiccars.com
Questo articolo è stato inserito il giorno seguente: Thursday, April 22nd, 2010 alle 3:50 am ed è archiviato sotto K5 Blazer, Bronco, CJ, Ramcharger, Jeep, Dodge, Storia dell'auto, Ford, Chevrolet, Auto americane. Potete rimanere aggiornati alle ultime pubblicazioni utilizzando il servizio RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.
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June 10th, 2010
Il cambio tempestivo, e spesso sottovalutato, dei filtri consente ai motori di respirare aria pulita. Quante volte avete sentito dire frasi del tipo “…la mia auto non tira più…", oppure ancora “…il motore è diventato fiacco…”. Spesso, la causa è banale e va ricondotta a un filtro aria intasato.
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June 2nd, 2010
Già a metà degli anni ’70 il concetto di muscle car era ormai qualcosa di sbiadito. La crisi petrolifera di quel periodo decretò la fine di questo genere di auto che, per quasi un decennio, rappresentarono l’esuberanza del motorismo americano. Ci fu però un marchio che non si diede per vinto…
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May 23rd, 2010
Chi non ha conosciuto la Charger protagonista della serie televisiva Hazzard? Credo pochi. Come dimenticare il famoso Generale Lee. Questo esempio di produzione cinematografica, che ha reso celebre la muscle car di casa Dodge, non è certo l’unico. Basti pensare, a tal proposito, a Bullitt, un altro cult movie in cui una Charger R/T nera insegue la Ford Mustang fastback del tenente Frank Bullitt.
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May 16th, 2010
Nel 1984 la casa tedesca iniziò ad impegnarsi seriamente sul fronte dell’aerodinamica, e la Classe E di quell’anno, il noto modello W124, dimostrò i risultati raggiunti con un coefficiente di resistenza all’avanzamento pari a 0.29. Da allora, gli studi di aerodinamica sono continuati ed oggi la vettura che beneficia di tutta l’esperienza maturata è proprio la nuova Classe E.
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May 8th, 2010
Si sa, le mode, prima o poi, finiscono. E così è anche nel mondo dell’auto. Non cambiano, però, le motivazioni che spingono verso un determinato acquisto. E, che lo si voglia ammettere o no, la più importante è sempre lei: la percezione. Sento parlare di qualità, di design, di affidabilità, di stile e di quant’altro. Tutto vero, ma tutto veramente ininfluente.
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April 30th, 2010
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Joe Oros (chief designer) fu a capo del team che disegnò la prima generazione della Mustang.
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Durante la partecipazione alla Seconda Grande Guerra, e negli anni subito a venire, i giovani americani che combatterono in Europa ebbero il piacere di conoscere la tecnologia e lo stile delle vetture del Vecchio Continente; molti tornarono in patria inebriati dalle prestazioni e dalle linee sinuose di vetture come la serie T di Casa MG e la XK-120 costruita dalla Jaguar.
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April 22nd, 2010
Le motorizzazioni disponibili erano quattro. Due di esse difficilmente apparivano indicate per un veicolo di questa stazza. I due sei cilindri in linea da 250ci e 292ci promettevano potenze discutibili: 155hp e 170hp. Veramente poca roba per muovere un bestione del genere. Faccio notare che il sei cilindri da 250ci era una versione aggiornata del precedente. Tra i maggiori cambiamenti segnalo l’introduzione dei sette supporti di banco in luogo dei quattro precedenti.
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April 14th, 2010
La questione su quale dei tre grandi costruttori americani sia stato il primo ad entrare ufficialmente nel mondo dei SUV è parecchio dibattuta. Tra loro non si può dire certo che Chevrolet sia una delle candidate. Quando nel 1969 venne presentato il K5 Blazer, infatti, Ford e Jeep stavano già producendo rispettivamente il Bronco (dal 1966) e il CJ (diciamo dal 1960 circa). Tutto questo però non impedì a General Motors di offrire sul mercato la propria interpretazione di SUV. E allora la corsa si invertì. Tutti gli altri partecipanti ebbero vita veramente dura.
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April 6th, 2010
L’11 gennaio 2007 moriva, a causa di un’insufficienza renale, colui che viene considerato il padre delle Funny Cars. Dick Landy, un personaggio singolare dell’automobilismo sportivo americano, aveva 69 anni. Sono passati solo poco più di tre anni ma questa figura dell’automobilismo americano è rimasta viva nel cuore di tutti gli hot rodder.
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March 30th, 2010
E’ possibile avere una panoramica sui sistemi di raffreddamento ad aria e ad acqua e capire quali sono i vantaggi dell’uno e dell’altro? Inoltre, mi sapresti dare qualche informazione più approfondita sul sistema di raffreddamento a liquido?
Tommaso, via e-mail.
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March 22nd, 2010
Il circuito di prova di Chelsea della Chrysler, inaugurato il 16 giugno del 1954, ha ospitato nel 2007 la squadra della polizia del Michigan durante i test di valutazione dei veicoli destinati al servizio di pattugliamento. Durante quest’incontro sono stati presi in considerazione numerosi veicoli ed è stata valutata la loro attitudine per un potenziale impiego presso le forze dell’ordine.
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March 14th, 2010
Il V8 Ford con testata a 3 valvole per cilindro montato sulla Mustang GT di quinta generazione presenta notevoli possibilità di modifica. I sistemi di tuning offerti sul mercato americano sono numerosissimi, e spaziano da quelli più sobri a quelli destinati a trasformazioni vere e proprie con incrementi di potenza e coppia incredibili. In questa nota, il kit di sovralimentazione della Granatelli Motor Sports che rappresenta già un grosso passo avanti in termini di tuning. Basti sapere che possono essere superati i 500hp.
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March 5th, 2010
ProCharger è una nota azienda americana specializzata nella realizzazione di sistemi di sovralimentazione. Ho selezionato questo particolare kit di cui vi segnalo alcune notazioni tecniche per chi fosse interessato a migliorare le prestazioni del 5.7 HEMI di casa Dodge.
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February 27th, 2010
A dicembre dello scorso anno, DuPont ha lanciato tre nuovi tipi di Delrin(R) a basse emissioni, che offrono un rilascio di sostanze volatili estremamente basso senza ridurre le prestazioni meccaniche rispetto ai tipi standard ad elevate prestazioni, inclusa un’eccellente resistenza al creep e alla fatica. Come conseguenza, le resine acetaliche omopolimero ad alte prestazioni, categorizzate a seconda della viscosità, rispondono ampiamente ai requisiti sulle emissioni di formaldeide imposti dai maggiori produttori di automobili, creando nuove opportunità di utilizzo in applicazioni per interni del settore.
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February 18th, 2010
Dai laboratori di Henkel un grosso passo avanti è stato fatto nel campo degli adesivi per i cristalli auto: il nuovo prodotto a marchio Teroson, Terostat 9097 PL HMLC, è una soluzione semplice, veloce e sicura. Si tratta dell’unico adesivo poliuretanico monocomponente che non prevede l’utilizzo di primer o attivatori, semplificando così la sostituzione dei vetri auto che si riduce alla semplice pulizia e all’incollaggio.
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