2008 Jeep Renegade Concept - Viaggiare all’aria aperta rispettando l’ambiente e consumando poco

Ha fatto il suo esordio allo scorso Salone di Detroit ed è la proposta Jeep per un veicolo a basso impatto ambientale. L’auto ideale per trascorrere, ad esempio, una piacevole giornata sulle dune di sabbia di una bellissima spiaggia o per fare dell’off-road, magari sui terreni rocciosi nei dintorni di Moab nello Utah.

Cosa dovrebbe avere un’auto destinata ad immergersi nella natura incontaminata? Semplice, essere eco-compatibile! E allora da Jeep, che per tradizione è uno dei costruttori maggiormente impegnati nella realizzazione di veicoli per fuoristrada, ecco questa proposta. A spingere il Renegade è un piccolo motore diesel da 1.5 litri a tre cilindri con tecnologia BLUETEC che consente a questa concept un’autonomia di oltre 400 miglia. Si tratta di un motore con potenza massima di 115 hp. Ma c’è il trucco. Per avventurarsi nella natura incontaminata si può utilizzare come sorgente energetica il pacco di batterie al litio che possono alimentare un doppio motore elettrico da ben 268 hp per un range massimo di 40 miglia.

Costruito con una struttura in alluminio estremamente leggera il Renegade è anche dotato di un sistema di rigenerazione in grado di recuperare energia dalle fasi di frenata. Il veicolo è naturalmente anche dotato di tutti i sistemi per migliorare le doti in fuoristrada come ad esempio il bloccaggio dei differenziali e il set di marce ridotte per affrontare i percorsi più impegnativi.
Per quanto riguarda l’esercizio di stile lascio alle immagini lo scopo di illustrare il prodotto. Rimane solo da sottolineare come il veicolo sia studiato per poter trasportare comodamente tutto ciò che gli amanti dell’avventura e dello sport amano portarsi dietro: bicicletta, surf e kayak, tanto per citare solo alcuni esempi.

Archivio immagini: Jeep




Cerca negli archivi delle più belle auto americane. Troverai le ultime novità dal mondo USA e tanti consigli tecnici.
Corvette
Chevrolet Silverado
Chevrolet Tahoe
Dodge Challenger
Dodge Charger
Dodge Ram
Ford Mustang
GMC Sierra
Pontiac GTO
Chevrolet Camaro
Cadillac CTS
Pontiac Solstice
Ford F-150
Chevrolet HHR
Ford Explorer





Bill Mitchell e Zora Arkus Duntov
Stilisti ed ingegneri in lotta per far prevalere le proprie idee. Quello che vi racconto è lo scontro culturale tra un designer innamorato delle proprie creazioni ed un ingegnere di fama mondiale che voleva far prevalere praticità e razionalità. Ecco la breve storia di una discussione tra Bill Mitchell e Zora Arkus Duntov, due uomini che hanno fatto la storia della Corvette.

Lo scontro di opinioni tra stilisti e ingegneri è un argomento che ricorre spesso quando si parla di automobili; alcune di queste discussioni passano però alla storia. Io che ho un debole per la produzione automobilistica americana voglio ricordare ciò che accadde quando fu il momento di sviluppare la nota Corvette Stingray del 1963. I personaggi in questione sono due figure leggendarie dell’automobilismo americano: il primo, Bill Mitchell, allora vice Presidente del Centro Stile di General Motors verrà certamente ricordato come uno dei più grandi designer americani. L’altro, Zora Arkus Duntov fu un ingegnere di indubbie capacità che diede un contributo di notevole portata al prodotto Corvette.

Bene, due uomini incredibili ma molto diversi tra loro; sta di fatto che nel 1963, quando fu il momento di concretizzare il prodotto Stingray, nacque un’animata discussione oggetto della quale era proprio il lunotto posteriore sdoppiato che rese famosa la Stingray di quel periodo. Ad intervenire per sedare gli animi fu un personaggio al di sopra di tutti e dotato dei necessari poteri per mettere a tacere i due. Il suo nome era Ed Cole e lui era il General Manager del Gruppo Chevrolet. Mitchell, e il suo uomo di fiducia Larry Shinoda, allora chief designer, avevano sviluppato un linguaggio formale che esigeva per la Stingray del 1963 il noto lunotto sdoppiato. La costola di lamiera che separava i due vetri posteriori era il perfetto completamento di ciò che si poteva osservare guardando la parte frontale della vettura. Dal canto suo Duntov non era granché interessato all’espressione artistica che i due avevano sviluppato ed era, al contrario, seriamente preoccupato per i problemi di visibilità posteriore che tale soluzione offriva. La cosa era ancora più preoccupante se si pensa che la vettura doveva essere impiegata anche nelle competizioni. Fu così che in breve tempo quelle linee e quello stile che erano la passione di Mitchell divennero il tormento per Duntov. L’intervento di Ed Cole fu decisivo e fondamentale; ricordiamo a questo proposito che Ed Cole fu capo ingegnere del gruppo Chevrolet dal 1952 al 1956 data nella quale venne nominato General Manager. La decisione che Cole prese accontentò entrambi i contendenti e creò, allo stesso tempo, un mito: la Stingray del 1963.

Ciò che Cole decise, infatti, fu che entrambi i partecipanti alla discussione avevano ragione e pertanto, senza scontentare nessuno, decise che la Stingray con lunotto posteriore splittato sarebbe stata costruita per un solo anno, il 1963 e mai più. Questa fu anche l’ultima decisione che Cole prese nei panni di General Manager del gruppo Chevy visto che nel novembre del 1961 fu promosso executive vice president al posto di Semon E. Knudsen, un altro illustre personaggio di cui avrò modo di parlare.


Archivio immagini: General Motors